lunedì 14 giugno 2010

SUONO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE


Riporto qui sotto il programma completo dell'iniziativa Ti voglio tanto Bere, in difesa dell'acqua pubblica.
Nell'ambito di questa iniziativa si svolgerà la manifestazione culturale Suono di una notte di mezza estate.



Tra un concerto e l'altro io eseguirò delle letture da racconti tratti dal mio libro Io ci fumo sopra.

Dieci giorni di festa in brianza per tutti!
Agape organizza la sua festa per finanziare i progetti di sviluppo in Africa e per ricordare che l'acqua è un bene comune!

Il primo weekend grande spazio all'arte emergente in Brianza con suoni che vanno dal rock al noise passando per metal e grunge, con Hangman, Eco98, Il Marchese, Doc Brown e tanti altri concerti alternati da letture musicate e dal disegno dal vivo aperto a tutti coloro che vogliono ribadire che la Brianza non è culturalmente piatta! Portate la mano e al resto ci pensiamo noi ;)
E per chi ha voglia di cibo sano, ecologico e a chilometro zero la domenica aperitivo grasso nonostante la crisi!!

Il martedì fatevi accompagnare a sentire le storie degli abitanti del cimitero di Spoon River dalla compagnia degli Scotchattori, vivete il capolavoro di Lee Master dalle "vive" voci dei suoi personaggi.

Mercoledì un incontro sulla realtà del disagio nella nostra società con Don Colmegna e Venerdì Emilia Leonelli col suo spettacolo "l'acqua non è mia" ci ricorderà di prestare attenzione ad un bene che diamo troppo spesso per scontato!
Dopo lo spettacolo la serata continuerà col punkrock dei dirty melody!

L'ultimo sabato sera sarà più classico con I senzapatria, storica coverband dei Nomadi!

Diffondete a chiunque sia interessato il programma!

Programma:
Venerdì 18 giugno

Serata musicale rock con:
-Asylum Crackers
-Hangman
-Excenzial Time.

Sabato 19 giugno

musica dalle 20.30 con:
-Dropshard (prog metal)
-Eco 98 (rock)
-Il Marchese (grunge)

In più letture musicate di racconti Pulp di GuidoMicheli e Jam Session grafica con libero spazio per chiunque voglia disegnare dal vivo!

Domenica 20 giugno

Dalle 18.30 aperitivo ecologico con ottimo cibo locale, a basso impatto ambientale e musica fino a notte con:
-Climber Jam
-Doc Brown
-SandFlower
-Mexican Chili Funeral party
-Fedor

In più letture di racconti e Jam Session grafica con Matteo Sessi e sempre spazio libero per chiunque abbia voglia di disegnare dal vivo!

Martedì 22 giugno:

dalle 21.00

Spoon river

Lavoro teatrale della compagnia degli Scotchattori basato sul capolavoro di Edgar Lee Master.

Mercoledì 23 giugno:

"La carezza del povero"

Incontro con don Virginio Colmegna, direttore della casa della carità di Milano.

Giovedì 24 giugno:

Presentazione dei risultati dell'Onlus degli ultimi anni e dei progetti per i futuri con proiezioni di filmati ed immagini.

E dalle 20.30 in poi musica anni '70 e '80 con Claudio e Raffaele!

Venerdì 25 giugno:

alle 20.30
musica punkrock con i Dirty Melody

ed alle 21.30

"l'acqua non è mia!"
Favola semi-seria per voce e musica di Emilia Leonelli con Cesare Comito!

Sabato 26 giugno:

Musica dei Nomadi con una delle loro coverband più famose e longeve

Dalle 20.30:
Senzapatria (Nomadi cover)

Sabato 27 giugno:

Serata conclusiva musicale con I Lollard ed il loro repertorio Rockabilly!

Per tutta la durata della festa sarà disponibile il servizio cucina/pizzeria dalle 19.30 ed il servizio bar con birre selezionate!

Tutte le stoviglie utilizzate sono biodegradabili, perche il divertimento abbia il minore impatto ambientale possibile!

c/o centro sportivo Besana Brianza (MB) in via Alcide de Gasperi.

giovedì 10 giugno 2010

COBRA prima puntata (di 6)


Ciao a tutti. Visto che domani non avrò tempo anticipo di un giorno la pubblicazione sul blog della prima puntata del mio racconto COBRA. L'illustrazione di questa prima puntata è stata realizzata da Gemma. Settimana prossima pubblicherò la seconda parte (indicativamente il venerdì). Spero vi piaccia!
Guido Micheli.

COBRA


Capitolo I

Era una strana giornata di luglio, un grigio mattino appiccicoso, e Charles Logan era seduto su di una panchina, nell’area d’ imbarco dell’Aeroporto 7 di Milano, in attesa di un volo che non avrebbe mai preso. Il giornale che si era permesso il lusso di comprare diceva che era il 26 luglio del 2078, che c’era stato un colpo di stato in Arabia Saudita, un altro in Cina, ed un terzo in Venezuela.
Ormai l’aereo era divenuto il mezzo di trasporto più utilizzato, le grandi compagnie di volo erano le uniche che riuscissero ad acquistare gli ultimi barili di petrolio estraibili, ed erano le uniche a potersi permettere fonti energetiche alternative valide. All’aeroporto c’era di tutto, gente di ogni etnia e religione, ricchi e poveri, in cravatta e camicia o straccioni, tutti diversi, ma tutti ugualmente scremati, passati ai raggi x e scrutati. Charles Logan si ricordò della lettera che aveva in tasca, piegò il giornale, estrasse la busta e la strappò.

Aldo Paoli si nascondeva dietro un’enorme fumante tazza di caffé lungo, davanti a lui tre monitor, intorno le strette pareti della sua angusta saletta di controllo; i suoi occhi, alienati e fissi, scrutavano ogni cosa. Fu incuriosito dallo sguardo inquieto di un uomo che, alla zona d’imbarco 299, leggeva una lettera gettando di tanto in tanto alcune occhiate furtive di qua o di là, a tradire qualche misterioso senso di colpa. Guardando meglio gli parve di aver già visto quel volto… che si trattasse di un ricercato? Istintivamente allungò la mano destra fin quasi a sfiorare il pulsante rosso che lo avrebbe messo in contatto con gli agenti di sicurezza, ma un pensiero lo arrestò. Allontanò la mano dal pulsante rosso ed impugnò il joystick per il controllo manuale della videocamera. Zoomò sul tabellone degli orari: mancavano quindici minuti alla partenza del volo della zona d’imbarco 299, il che gli dava un po’ di tempo per ulteriori accertamenti. Estrasse il libro delle foto segnaletiche, lo sfogliò velocemente, poi lo ributtò nel ripiano sotto i monitor. Riprese il joystick e provò a zoomare sulla lettera: riuscì a leggere solo poche parole, ma gli bastarono. Fu percorso da un brivido e si sentì sudare; doveva fare qualcosa per fermare quell’uomo, ma cosa? Non poteva certo chiamare le guardie di sicurezza, e non poteva neppure abbandonare il suo posto…

Era la prima volta che Aldo Paoli entrava nell’ufficio del direttore dell’aeroporto 7. Era esattamente quello che ci si poteva aspettare dall’ufficio di un direttore, solo un po’ più in piccolo. Quadri di dubbio gusto adornavano le pareti e uno strano odore aleggiava nel locale: odore di soldi? di ricchezza? di sigaro? Il direttore lo invitò a sedersi. Era un uomo corpulento, sulla sessantina, capelli grigi pettinati all’indietro, forse con un po’ di gel, indossava una giacca verde, una cravatta blu con dei piccoli rombi color porpora e una camicia bianca con sottili righe azzurre verticali.
Aldo era secco, aveva il naso lungo e quel giorno non aveva avuto il tempo di farsi la barba.
-Abbiamo riscontrato un accenno di comportamento anomalo da parte sua, signor Paoli-
-Cosa?-
-Lei è al corrente del fatto che ci sia una videocamera anche nella sua sala di controllo, come in tutte le altre sale di controllo, non è così?-
-Sì, certo signore-
-Per controllare chi controlla, mi capisce?-
-Perfettamente-
-Il concetto è semplice: se non si è sicuri del retto comportamento di chi dovrebbe vigilare e garantire la sicurezza di tutti, allora non c’è più nessun tipo di sicurezza, non è così?-
-Certo signore, il retto… la sicurezza-
-Ora, signor Paoli, noi sappiamo che oggi, alle 14.15, lei ha mosso la mano per chiamare gli uomini della sicurezza col pulsante rosso, ma si è fermato. Ha consultato l’album delle foto segnaletiche, ha zoomato su alcuni particolari e ha fatto tutto questo mostrando evidenti segni di agitazione, ho qui il referto psicologico. Mi può spiegare cos’è accaduto?-
-Credevo di aver riconosciuto un ricercato, signore. Signore, io ci tengo al mio lavoro-
Il direttore sospirò con aria stanca.
-La terremo d’occhio- disse sprofondando sulla poltrona -ora può tornare al lavoro-
-Il mio turno è finito, signore-
-Allora vada a casa, arrivederci-

Aldo Paoli uscì dall’aeroporto e si trovò di fronte il solito spettacolo: quello che era stato un parcheggio era ora una distesa di carcasse di automobili arrugginite, mezze smontate. Tra un’automobile e l’altra gruppi di persone si facevano largo a piedi trascinando valige, borse, fagotti, sacchetti di plastica e scatole di cartone. Aldo tolse la catena che assicurava la sua bici alla rastrelliera del parcheggio per dipendenti, salutò il guardiano e, montato in sella, si dileguò tra le macchine ferme e la gente che procedeva in senso opposto. Pedalò conducendo la bicicletta automaticamente, senza pensare alla strada ma ripassando a memoria i tratti somatici di
quell’ uomo, l’uomo che aveva visto all’aeroporto.

Si era consultato con Filtro, il secondo cervello dell’organizzazione, l’uomo del quale, per motivi di sicurezza, era meglio che nessuno conoscesse il vero nome. Filtro gli aveva detto che anche se la persona che aveva creduto di riconoscere all’aeroporto era partita, bisognava presentarsi all’appuntamento. “Non si sa mai” disse “magari ha deciso di tornare indietro, oppure hai riconosciuto la persona sbagliata…”
Così Aldo Paoli si recò all’ora stabilita nel luogo fissato per l’incontro. Come da abitudine cercò di essere sul posto con un paio di minuti di anticipo, si fermò davanti alla vecchia entrata del metro e si rollò una sigaretta. Mentre fumava il suo sguardo correva impaziente scrutando i volti e gli atteggiamenti dei passanti. Quello che era stato, fino ad una cinquantina d’anni prima, un incrocio trafficato, era ora attraversato solo da qualche automobile a elettricità solare, alcune biciclette, e pedoni. Una manciata di sbirri presidiavano il crocicchio, in posa come per una fotografia su un giornale sadomaso, col manganello in vista quasi fosse il loro maggior simbolo di virilità. A un semaforo in disuso era stata rimossa la parte superiore e qualcuno, al posto delle luci, aveva messo una grossa testa di plastica, una testa dal ghigno inquietante, col naso grosso e adunco, coi capelli lunghi ma radi… somigliava un po’ a quel vecchio regista, come si chiamava?
-Dario Argento?-
Aldo sobbalzò. Accanto a lui era apparso Logan, Charles Logan.
-Dovevo essere io ad avvicinarti, non era scritto così nella lettera?- fece Aldo stupito
-Sì ma ora che ti aspettavo si sarebbe fatta notte, e poi davi troppo nell’occhio. Molto bella la parola d’ordine, anche a me piace il cinema-
-Sì ehm… Filtro ha tutti i suoi film a casa-

domenica 6 giugno 2010

Le tre piume numero 7 !!


Ciao a tutti! È finalmente uscito il numero 7 de Le tre piume, fanzine letteraria gestita e ideata da me (Guido Micheli detto Fury) ma che esiste soprattutto grazie al lavoro di preziosi collaboratori quali Raid, il poeta Piè, e il disegnatore Stefano Parola. Qui a fianco potete vedere la copertina del nuovo numero, qui sotto vi incollo la pagina introduttiva... Su questo stesso blog, a partire da settimana prossima, tutti i venerdì (se midimentico il sabato o la domenica) uscirà una mini puntata illustrata del mio ultimo racconto: Cobra !! Buona lettura!

3 + 3 PIUME

L’idea di base de Le tre piume era questa: tre racconti di tre autori diversi in ogni numero. Non è mai stato proprio così, ma non importa. Questo però è forse il numero più simmetrico, più completo e più voluminoso della breve storia della nostra fanzine. Ci sono tre racconti di tre autori diversi, ma ci sono anche tre poesie di tre diversi poeti. Abbiamo due “debuttanti”: Max Condreas, autore e redattore della fanzine romana DE-COMPORRE, col quale sono orgoglioso di collaborare, e Marina Carbone della quale non so praticamente nulla, ma chi ci ha passato le sue poesie ci ha detto che vive anche lei a Roma.

Tre sono anche i “pennelli” che hanno collaborato a questo numero: Gemma, autrice del disegno di copertina che potremmo intitolare Fury sbuca dal cesso e dell’illustrazione a pagina 6; Serena Alietti, che ha illustrato il racconto di Raid e Stefano Parola che ha realizzato il disegno a pagina 9.

Aggiungo una nota riguardo alla periodicità della fanzine: Inizialmente doveva essere mensile (e per due mesi è stato così, per i numeri di gennaio e febbraio 2009), poi bimestrale. Ora potremmo dire che è bimestrale, ma ogni tanto si salta qualche mese. Questa è la seconda uscita del 2010, la prima è stata quella di febbraio/marzo. Per maggiori informazioni si veda il sito www.guidomicheli.altervista.org

A presto

Fury

INDICE

What a wonderful world pag.2

Raid reimmagina e rivisita uno dei momenti più significativi della storia del punk rock americano, la morte di Joey Ramone, cantante dei mitici Ramones, vista attraverso gli occhi e i sentimenti del loro manager e amico Daniel.

Joey Ramone (Jeffrey Ross Hyman) fu il primo dei famosi “fratellini” di New York a lasciare questo mondo, nel 2001. Nel 2002 sarà la volta di Dee Dee e nel 2004 scomparirà anche Johnny. Tra l’altro oggi, proprio oggi mentre scrivo questa introduzione, è il 19 maggio, giorno del compleanno di Joey. Una coincidenza….

La maggior parte di noi è troppo giovane per aver visto i Ramones in azione ma l’anima rock della nostra fanzine vuole lo stesso salutarli con affetto. Hey ho let’s go!

COBRA pag.5

La prima parte dell’ultimo racconto di Guido Micheli, una storia di deliri sociali e personali dal sapore ucronistico.

Censura pag.13

Linguaggio tagliente, vomito, siringhe infette… e un finale sorprendente. Un racconto che lascia il segno e riflette anche sul senso di essere scrittori, di essere letti, di essere…. censurati per sempre.

Di Max Condreas.

solo pornoGRAFIA pag.18

La rubrica poetica di Piè, il poeta per eccellenza della nostra fanzine.

FRAMMENTI pag.22

Poesie di Marina Carbone.

Per un amico pag.24

Una poesia di Corio.




giovedì 1 aprile 2010

Una giornata non del tutto anomala


Mi alzo più tardi di quel che avrei voluto, sperato, pianificato. Piove, ma non ci faccio troppo caso. Vado al cesso e come al solito mi si dilatano involontariamente le narici e lascio che mi si riempiano di quell'odore forte ma non troppo dell'urina quando è scura come una birra belga, più calda di una birra belga, e intirizzito e appicicoso me lo scrollo ed è inevitabile che qualche goccia di piscio mi finisca sui pantaloni del pigiama.
Quando salgo di sopra per fare colazione anche Smaffo si è appena alzato e mentre bevo il mio té molto british (ecco, la mia piscia era quasi scura e quasi calda come quel té ma non me la sarei bevura) mentre bevo il mio té molto Ceylon Smaffo mi fa vedere i suoi semi di marijuana geneticamente selezionati che genererebbero qualità d'erba dai nomi improponibili (peccato non me ne ricordi neanche uno) e mi dice che secondo lui sarà capace di far credere ai vicini che la coltiva per farsi le infusioni (che se me le immagino sono di un colore verdognolo che è il colore che quando piscerò così mi dovrò preoccupare).
Come tutti i giorni arriva il momento di pensare agli orari. Anche se da oggi l'università è chiusa ho avuto la malsana idea di andare a lavorare al call center che è a Milano mentre io abito a Mandello del Lario che è in provincia di Lecco. Dunque ecco il mio piano: prendo il treno da mandello alle 11.31 arrivo a Lecco alle 11.45 vado a prendermi dei film in biblio, magio un boccone, mi fumo una smaffa e prendo il treno delle 12.59 per Milano Centrale, arrivo a Milano alle 13.40 che va benone perché il turno al call center inizia alle due. Ancora non so che qualcosa andrà storto.
Esco. Piove a dirotto Piove a catinelle Piovono cani e gatti.
In stazione a Mandello ci siamo io, tre magrebini e due anziane. Due vecchie. Una delle due ha il mento peloso e straparla. I marani non parlano; tartaglano. Il vento fa ondeggiare i cipressi e gli altri alberi dalla chioma larga e il colore malaticcio che dovrei chiedere a Faso come si chiamano che lui i nomi delle piante li sa tutti sul serio.
Arrivo a Lecco. Piove.
Una vecchia sotto i portici mi chiede dove vado se vado in Vial Turati e non me lo dice apertamente ma vuole che le dia un passaggio sotto il mio ombrello che poi è un ombrello che mi ripara a malapena a me ed è storto in tutte le parti che in un ombrello si possono immaginare storte (manico, stanghette di ferro, tutte...) ed ora che lo guardo perché anche la signora lo guardi mi accorgo pure che è un ombrello dell'Ulivo (vi ricordate il partito politico?) e allora mi viene in mente una canzone che ho sentito una volta ed era una canzone in spagnolo e c'entra col fatto che l'Ulivo era un partito di centro e la canzone fa no eres de izquierda no eres de derecha eres del centro del centro comercial. E poi l'anziana signora non è una di quelle buone vecchiette che l'aiuteresti volentieri ad attraversare la strada perché indossa una pelliccia snob ed il suo alito ha quell'odore cattivo che viene più dal marcio della sua anima che da una gastrite della terza età.
La lascio da sola con i suoi sacchi della spesa e la sua colomba da supermercato (tra poco è pasqua e io cammino sotto la pioggia).
Vado in biblio, prendo in prestito i film, torno in stazione facendo un'altra strada per non incrociare di nuovo la vecchia, mi infilo nel bar dei ferrovieri e lì sì mi sento a casa.
Ordino un panino, prendo una coca, mi danno il bicchiere che è un po' caldo ma va beh, mi siedo al tavolino rotondo e leggo La Repubblica. Tre notizie. 1) Il neoeletto presidente della regione Piemonte Cota (centro destra) dice che lì dove governa lui non si venderà la pillola abortiva e che le pillole abortive che già stanno nelle farmacie marciranno invendute. Per me è solo uno scassacoglioni bigotto attaccato ai precetti dei candidi puttanieri vaticani. Si attaccasse al collo di una bottiglia di Barbera! 2)La sinistra chiede a Bersani di tirare fuori la sua virilità e farsi valere una buona volta e lui masticando il suo sigaro umidiccio risponde con voce impastata: "non guardiamoci l'ombelico". E va beh... 3) Bossi si è travestito da re longobardo e si è guadagnato di nuovo un angolo in prima pagina. E tutto sommato la sua foto con mantello verde e corona non sfigurerebbe sulla parete di casa mia accanto a quella di Sid Vicious che si tira un cannone. Sarebbe un bel contrappunto...
Arriva il mio panino con prosciutto cotto, salsa rosa e formaggio. Ottimo.
Piglio il caffé e pago.
Panino, coca e caffè fanno quattro euro e 50. È il bar più economico che conosca, per questo ci vado. Infelici coloro che frequentano il Chef Express.
Infelice anch'io quando mi accorgo che il treno delle 12.59 per Milano Centrale è in ritardo di 20 minuti. Vado in sala d'aspetto e mi accorgo con disappunto che qui non c'è lo schermo con gli orari dei treni ma uno schermo che manda ininterrottamente pubblicità moleste, gli stessi tre spot ripetuti all'infinito e qualcuno si rimbambisce con lo sguardo attaccato al monitor commerciale rischiando di perdere molto di più che il treno per Milano. Comincio a sentirmi nervoso. L'umidità dei miei jeans comincia a darmi fastidio.
Sono costretto a uscire dalla sala d'aspetto perché non solo non c'è lo schermo degli orari ma non si sentono nemmeno gli annunci, solo il martellare degli spot, sempre gli stessi, gli stessi sempre sempre solo gli spot, sempre sempre.
E fuori piove.
Il tabellone dice che il treno per Milano Centrale è ora in ritardo di 25 minuti.
Sono le 13.10
Ci sarebbe un treno per Milano Porta Garibaldi alle 13.09, ma dov'è? Io non lo vedo.
Prima del treno per Centrale delle 12.59, prima di quello per Porta Garibaldi delle 13.09, arriva il treno delle 13.15 che però viaggia in senso opposto.
Sono sulla banchina e sto scambiando due parole con una tipa che avrà la mia età ed ha una bimba di sette anni. Ci stiamo raccontando quel che ci viene in mente ché saranno tre o quattro anni che non la vedo. Mi guardo intorno e non vedo nessuno dei treni che dovrei prendere per andare al call center. Vedo quello che non dovrei prendere, quello che mi riporterebbe a casa, e mi sembra di non poter fare a meno di salirci. Così posso chiacchierare ancora con la ragazza e con sua figlia.
Quando arrivo a Mandello vado al supermercato per prendermi un po' di birra. Ma il supermercato è chiuso e non posso fare a meno di pensare ma dove cazzo vivo non si riesce a prendere un treno e neanche a comprare una birra. Il discount per fortuna è aperto. Prendo una sottomarca ma è meglio che niente. Alla cassa incontro un ragazzo che mi saluta e mi chiede come va. Di sicuro siamo vecchi conoscenti ma la verità è che non mi ricordo manco come si chiama.
Esco. Piove.
Faccio fatica ad attraversare la Statale popolata da mostri di lamiera e pneumatici che ringhiano sulla strada fradici come squali come coccodrilli come robot anfibi.
Sono le due e sono di nuovo a casa. Frugo nella borsa ed esamino i film che ho preso in biblio. Quando avrò finito di scrivere questo post mi guarderò Alien.

domenica 28 marzo 2010

OMOFOBIA

Visto che non mi costa niente, visto che non ho nulla contro gli omosessuali, e visto che quelli che ce l'hanno con i gay sono in generale persone bigotte e spregevoli, credo che sia giusto condividere la segnalazione del Collettivo Pantera (università Statale di Milano) sul tema dell'omofobia. Leggete quanto segue:

CONTRO GLI ATTI OMOFOBI DELL'11 MARZO

Essere picchiati e insultati per il proprio orientamento sessuale non è solo una realtà da inquisizione medievale ma qualcosa che accade oggi perfino fra le mura universitarie: l'11 marzo Giacomo, studente 19enne, è stato aggredito nel polo di Biologia mentre attacchinava manifesti dell'associazione Gay Statale di cui fa parte. Un ragazzo, dopo aver strappato le locandine, ha spintonato lo studente urlando “Voi froci siete la feccia dell’umanità” e “Attaccane un altro e ti ammazzo di botte per voi malati qui non c’è posto”. Quest'episodio è solo l'ultimo di una lunga serie di violenze verbali e fisiche perpetrate nei confronti di attivisti omosessuali all'interno dell'università

Il Collettivo Pantera esprime la propria solidarietà a Giacomo e a chi, come lui, è stato vittima di attacchi di questo genere. Da anni le destre portano avanti politiche omofobe e di infondata discriminazione dei cosiddetti “diversi”, si tratti di omosessuali, di immigrati o di minoranze di qualsiasi tipo. La Chiesa, con il forte appoggio di Comunione e Liberazione, definisce gli appartenenti alla comunità LGBTQ come “malati” (cosa che peraltro abbiamo sentito anche in bocca a politici del PD) e continua una campagna di distruzione di tutti quei diritti legati alla sessualità e alla sua espressione. Tali campagne d'odio, sostenute anche dal governo, mirano a incanalare la rabbia di studenti e lavoratori e distogliere l'attenzione da una crisi in cui chi ha potere specula e continua a guadagnare, mentre chi non arriva a fine mese soffoca in una guerra fra poveri.

Vedi anche:
http://milano.repubblica.it/dettaglio/milano-omofobia-alluniversita-statale-e-il-caso-finisce-al-senato-accademico/1887355

sabato 27 marzo 2010

Spazi di aggregazione




Segnalo questi video che denunciano gli orrori dell'amministrazione comunale milanese (vedi Moratti, maiala bastarda). A Milano come altrove le politiche delle ormai dilaganti e inquietanti amministrazioni di centro-destra (poco centro e molto destra) ostacolano il buon vivere e la socialità dei bravi cittadini in ogni quartiere, centrico o periferico. Io sono dalla parte di chi crea aggregazione e promuove iniziative culturali come il bar Ligera a Milano e il Libero Pensiero a Lecco (entrambi luoghi che mi hanno permesso di esprimermi).


http://www.youtube.com/watch?v=QL44P2SAqgM (ligera)

http://www.youtube.com/watch?v=pFI1hQF2vzw

http://www.youtube.com/watch?v=uY4YoJ4k7Ic (cimò)


sabato 6 marzo 2010


Non perdetivi le esialaranti serate dei venerdì del Libero Pensiero, espressioni uniche di pluralismo culturale, divertimento e socialità.