venerdì 2 luglio 2010

COBRA quarta puntata (di 6)


In extremis, posto la puntata del venerdì del mio racconto Cobra.
Questa volta l'illustrazione è opera di And.
Buona lettura e buon fine settimana a tutti!.





Capitolo IV


Aldo Paoli se ne stava seduto nella parte più bassa dello scantinato, la parte dove dimorava il Cobra, e occupava il pomeriggio fumando, e mangiandosi le unghie tra una sigaretta e l’altra. Cobra mescolava chissà quali sostanze: agenti chimici, erbe, polverine…
Filtro arrivò trafelato, sudato, giù per la scaletta, svegliando Aldo dal suo torpore.
-Fatto- disse attraversando la cantina
Cobra lo squadrò. Poi chiamò a sé Aldo
-Se Filtro ha fatto il suo dovere- disse –troverai due cadaveri a questo indirizzo- gli allungò un biglietto -Vai ed inietta nelle vene dei due corpi cento millilitri di questo-
Cobra gli porse due siringhe e due boccette. Contenevano un liquido ed avevano quei tappi che si possono bucare con l’ago; mentre le prendeva ad Aldo tremavano le mani.
-Non farle cadere!- lo ammonì Cobra
Filtro si passò la mano destra sulla testa rasata, poi si annusò il palmo: “mi suda anche il cranio” pensò schifato.
-D-due cadaveri?- balbettò Aldo dopo alcuni attimi di silenzio
-Muoviti- disse Cobra lentamente –E tu, Filtro, dagli le chiavi dell’appartamento-
-Il portinaio è un rompi coglioni- lo avvertì Filtro –Liberatene in fretta-

Si era ormai fatto buio; per le strade c’era un po’ più di gente che di giorno, gente che approfittava delle ore meno calde per andare a bere una birra ghiacciata. Uscendo dal covo Aldo incrociò la gattara della zona; era una donna anziana, che usciva solo di notte, portava dei lunghi rasta bianchi che le scendevano dal capo fin sotto al culo, era quasi del tutto sdentata e chiamava i gatti di strada per nome. Aldo giunse all’indirizzo, oltrepassò la soglia del portone e un brivido freddo gli gelò il sudore di quella calda serata; era il pensiero che avrebbe visto due cadaveri. La portineria era vuota ma il portiere aveva lasciato un biglietto: “Torno subito, sono in bagno”. Aldo ringraziò la sorte d’avergli scansato un ostacolo dal cammino. Infilò in fretta le scale, per evitare che, mentre aspettava l’ascensore, il portinaio tornasse, e per non rimanere troppo tempo sotto l’occhio della telecamera che vigilava l’ingresso. Quando fu nell’appartamento un misto di orrore e sorpresa investirono Aldo come una vampata; si richiuse in fretta la porta alle spalle e contemplò quel macello. L’appartamento era a soqquadro, ma quello era il meno. Si aspettava di trovare due cadaveri ed, in effetti fu così; quello che non si aspettava era che si trattasse di Logan e Sheena. Il primo era steso sul pavimento, la seconda sul letto; all’apparenza erano stati picchiati a sangue. Due domande si affacciarono nella testa di Aldo: come aveva fatto Filtro a farli fuori da solo, senza usare armi? E come mai Cobra aveva voluto la morte di sua figlia?
Aldo richiuse la porta del cervello, per non farvi entrare altre interrogazioni, e scacciò quelle che già vi si erano addensate. Chinatosi sul fu Charles Logan estrasse una delle boccette ed una siringa, aspirò il misterioso liquido e glielo iniettò in una vena del braccio. Prese un lungo respiro e si accinse a fere lo stesso con Sheena.

Charles Logan sentì un improvviso, fortissimo mal di testa. Non sapeva dove si trovasse, chi fosse, non vedeva nulla. Poi la nebbia si diradò, come una cataratta che svanisce all’improvviso, e vide i suoi dischi sparsi sul pavimento, le sue cose, mezze fracassate. La testa gli divenne di colpo da pesante a leggera, fin troppo leggera, come se fosse in stato di ubriachezza, o sotto l’effetto di qualche droga. Infine si sentì forte, fortissimo e affamato. Come in una visione gli attraversarono la mente flash di immagini da macelleria: vitelli sgozzati, mucche appese al gancio, grondanti sangue. S’alzò passandosi la lingua sul labbro e deglutendo per mandar giù la sovrabbondante saliva che aveva preso a secernere. Senza esitare oltre si avventò sul primo essere in movimento che vide, portando avanti le mani e i denti, strappando i vestiti per trovare la carne, agendo con furia forsennata, mordendo con voracissima brama. Aldo di tutto s’aspettava, tranne che Logan potesse rinvenire ed aggredirlo a morsi. Era in ginocchio sul letto e stava iniettando il liquido a Sheena quando, sentendosi toccar la spalla, diede un balzo e si voltò col cuore in gola. Si trovò faccia a faccia con un uomo che pareva essersi trasformato in belva, che mostrava i denti ma, suo malgrado, non certo per sorridere, che spalancava la bocca tanto che a spalancarla di più si sarebbe lacerato i muscoli e la pelle del volto… e che volto! Tumefatto e livido com’era per le bastonate che aveva ricevute da Filtro… Filtro… Al pensare al nome di Filtro, mentre forse il redivivo Logan gli stava già strappando le carni a morsi, ad Aldo vennero in mente le parole di Cobra, giù al covo: “Se ha fatto bene il suo lavoro” aveva detto il negro “dovresti trovare due cadaveri”. E che cadavere non fosse Logan, almeno fino a due minuti prima? La vista del proprio sangue, il vederlo saltar fuori a fiotti e zampilli, gli diede la forza di provare a reagire; estrasse la siringa dal braccio di Sheena, alla quale aveva già iniettato metà della dose, e la brandì verso Logan, per infilzarlo. Gli piantò l’ago nel costato ma lui non fece una piega, si tolse invece la siringa di dosso e l’affondò nel petto di Aldo centrando lo spazio tra una costola e l’altra ed iniettandogli quel che rimaneva del liquido. Aldo emise un urlo straziato mentre un ventricolo gli esplodeva in corpo ed il calore l’abbandonava. Logan ne avrebbe fatto scempio, l’avrebbe spolpato fino all’ossa e avrebbe sgranocchiato anche quelle, a guisa di cane randagio, se non si fosse accorto che, nel frattempo, era resuscitata anche Sheena. La vide che mordeva una gamba di Aldo ed il suo primo istinto, proprio come fosse il cane affamato che ho detto, fu di cacciarla lontano dal suo pasto, ringhiandole contro incattivito. Ma un altro istinto, altrettanto animale ma meno violento, si risvegliò in lui alla vista della bocca di Sheena, del sangue che dalle sue labbra colava caldo ed appetibile lungo il suo collo color caffè-latte, sulle sue prosperose, femminee mammelle, ed alla vista del suo sguardo da pantera. Lei alzò gli occhi e gli trafisse il cuore, o quel che ne restava, con gli occhi. S’avventarono l’un sull’altra, si avvinghiarono lei su di lui, lui con lei, si diedero dei baci sanguigni, si esplorarono, si frugarono, si persero in un oceano di sensazioni lussuriose e lascive.

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