giovedì 6 gennaio 2011

L'abito fa il monaco (parte 3)


Alla festa della parrocchia c'erano tutti quelli che mi sarei aspettato di trovare, tutti i frequentatori dell'oratorio e della chiesa. Non farò nessuno sforzo per tentare di ricordare i loro nomi. Sono nomi che al di là dell'etimologia non significano nulla, proprio come le persone che li portavano addosso. Una sola persona attirò la mia attenzione: era un frate. Vedere un tipo come quello alla festa della parrocchia era strano come vedere un orso bianco all'equatore. Perché quella non era una parrocchia di frati.
-Buonasera fratello, posso sapere come ti chiami?-gli chiesi avvicinandomi goffo ed incuriosito. Sapevo che ai frati piace molto farsi chiamare "fratello" e che si lasciano facilmente dare del tu.
-Fra Jeffrey- mi disse lui voltandosi bruscamente verso di me. A quel punto capii che doveva essere molto ubriaco perché rispondendomi mi investì con un alito dal sentore decisamente alcolico. -Fra Jeffrey- ripetè -Del monastero di Orlok-
Aveva gli occhi lucidi e la bocca stranamente piegata.
-Viene da un monastero?- indagai, dandogli involontariamente del lei -Non ho mai sentito nominare un monastero con quel nome! E cosa ci fa qui alla festa della parrocchia?-
-Cosa ci faccio? Espio i miei peccati, non vedi, frattello?-
-Espia i suoi peccati ubriacandosi?-
-Non darmi del lei. Per noi frati gli uomini sono tutti fratelli- disse mentre provava a riempire il suo bicchiere di plastica con la bottiglia che aveva appena svuotato. -Io sono il fratello Jeffrey-
-Jeffrey... è un nome straniero...- osservai.
-Oh, una volta andava di moda. Cu fu anni fa un santo che porava questo nome.-
San Jeffrey? Io non l'avevo mai sentito. Di sicuro questo frate l'aria del santo non cel'aveva per niente. Aveva preso per sé un'altra bottiglia di vino e stava armeggiando con il cavatappi nel tentativo di aprirla. Fu solo allora che notai quanto fosse logora e sporca la sua tonaca. Era una tonaca diversa da quelle che avevo visto indossare ai pochi frati che mi era capitato di incontrare. Questa era di un marrone più chiaro rispetto alle altre e sembrava fatta di un tessuto più grezzo.
-E dove si trova il tuo monastero, fratello?-
-Il monsatero di Orlok? È su sulle montagne. Non è lontano da qui, ma è difficile da raggiungere. Sentieri impervi, rocce taglienti... L'espiazione è al centro del nostro credo.-
Io non sapevo più cosa chiedergli e restai zitto a guardarlo mentre si riempiva per l'ennesima volta il bicchiere versandosi un po' di vino sull'abito.
-Ti piacerebbe venire a visitare il nostro monastero?- mi chiese allora Fra Jeffrey a bruciapelo. Rimasi un attimo a guardarlo indeciso: il frate teneva il cordiglio della sua veste nella mano sinistra e giochicchiava facendolo roteare. Bevve un gran sorso e poi mi guardò in attesa di risposta. Aveva gli occhi rossi e la bocca stranamente storta, tanto che sembrava sorridere in maniera beffarda. Mi resi conto che quell'uomo mi intrigava.
-Sì- risposi -Mi ci porteresti?-
-Ma certo!- esclamò dandomi una pacca sulla spalla. Si muoveva come un ubriaco da osteria, ma qualcosa mi diceva che valeva la pena di seguirlo.
-Mettiamoci subito in cammino- disse -Dobbiamo arrivare prima che faccia buio. Naturlamlente ci servirà una bottiglia per il viaggio- E così afferrò una bottiglia piena e si diresse a passi svelti verso l'uscita dell'oratorio. Mentre lo seguivo sentivo su di me gli sguardi indiscreti dei fedeli della parrocchia. Ma non ci feci troppo caso. Mi rendevo in qualche modo conto che fino al giorno prima non mi sarei mai sognato di seguire un frate ubriaco che non avevo mai visto in precedenza per asndare ad un monastero dal nome improbabile. Però l'insolita esperienza che avevo vissuto quel giorno, la visione che avevo avuto mentre contemplavo il quadro dell'addolorata, aveva avuto uno strano effetto su di me. Provavo un'insolita curiosità nei confronti di Fra Jeffrey. Mentre abbandonavamo l'oratorio scorsi Don Carlo che se ne stava in disparte, stringendo al petto il messale, fissandomi con aria severa.

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