giovedì 1 aprile 2010

Una giornata non del tutto anomala


Mi alzo più tardi di quel che avrei voluto, sperato, pianificato. Piove, ma non ci faccio troppo caso. Vado al cesso e come al solito mi si dilatano involontariamente le narici e lascio che mi si riempiano di quell'odore forte ma non troppo dell'urina quando è scura come una birra belga, più calda di una birra belga, e intirizzito e appicicoso me lo scrollo ed è inevitabile che qualche goccia di piscio mi finisca sui pantaloni del pigiama.
Quando salgo di sopra per fare colazione anche Smaffo si è appena alzato e mentre bevo il mio té molto british (ecco, la mia piscia era quasi scura e quasi calda come quel té ma non me la sarei bevura) mentre bevo il mio té molto Ceylon Smaffo mi fa vedere i suoi semi di marijuana geneticamente selezionati che genererebbero qualità d'erba dai nomi improponibili (peccato non me ne ricordi neanche uno) e mi dice che secondo lui sarà capace di far credere ai vicini che la coltiva per farsi le infusioni (che se me le immagino sono di un colore verdognolo che è il colore che quando piscerò così mi dovrò preoccupare).
Come tutti i giorni arriva il momento di pensare agli orari. Anche se da oggi l'università è chiusa ho avuto la malsana idea di andare a lavorare al call center che è a Milano mentre io abito a Mandello del Lario che è in provincia di Lecco. Dunque ecco il mio piano: prendo il treno da mandello alle 11.31 arrivo a Lecco alle 11.45 vado a prendermi dei film in biblio, magio un boccone, mi fumo una smaffa e prendo il treno delle 12.59 per Milano Centrale, arrivo a Milano alle 13.40 che va benone perché il turno al call center inizia alle due. Ancora non so che qualcosa andrà storto.
Esco. Piove a dirotto Piove a catinelle Piovono cani e gatti.
In stazione a Mandello ci siamo io, tre magrebini e due anziane. Due vecchie. Una delle due ha il mento peloso e straparla. I marani non parlano; tartaglano. Il vento fa ondeggiare i cipressi e gli altri alberi dalla chioma larga e il colore malaticcio che dovrei chiedere a Faso come si chiamano che lui i nomi delle piante li sa tutti sul serio.
Arrivo a Lecco. Piove.
Una vecchia sotto i portici mi chiede dove vado se vado in Vial Turati e non me lo dice apertamente ma vuole che le dia un passaggio sotto il mio ombrello che poi è un ombrello che mi ripara a malapena a me ed è storto in tutte le parti che in un ombrello si possono immaginare storte (manico, stanghette di ferro, tutte...) ed ora che lo guardo perché anche la signora lo guardi mi accorgo pure che è un ombrello dell'Ulivo (vi ricordate il partito politico?) e allora mi viene in mente una canzone che ho sentito una volta ed era una canzone in spagnolo e c'entra col fatto che l'Ulivo era un partito di centro e la canzone fa no eres de izquierda no eres de derecha eres del centro del centro comercial. E poi l'anziana signora non è una di quelle buone vecchiette che l'aiuteresti volentieri ad attraversare la strada perché indossa una pelliccia snob ed il suo alito ha quell'odore cattivo che viene più dal marcio della sua anima che da una gastrite della terza età.
La lascio da sola con i suoi sacchi della spesa e la sua colomba da supermercato (tra poco è pasqua e io cammino sotto la pioggia).
Vado in biblio, prendo in prestito i film, torno in stazione facendo un'altra strada per non incrociare di nuovo la vecchia, mi infilo nel bar dei ferrovieri e lì sì mi sento a casa.
Ordino un panino, prendo una coca, mi danno il bicchiere che è un po' caldo ma va beh, mi siedo al tavolino rotondo e leggo La Repubblica. Tre notizie. 1) Il neoeletto presidente della regione Piemonte Cota (centro destra) dice che lì dove governa lui non si venderà la pillola abortiva e che le pillole abortive che già stanno nelle farmacie marciranno invendute. Per me è solo uno scassacoglioni bigotto attaccato ai precetti dei candidi puttanieri vaticani. Si attaccasse al collo di una bottiglia di Barbera! 2)La sinistra chiede a Bersani di tirare fuori la sua virilità e farsi valere una buona volta e lui masticando il suo sigaro umidiccio risponde con voce impastata: "non guardiamoci l'ombelico". E va beh... 3) Bossi si è travestito da re longobardo e si è guadagnato di nuovo un angolo in prima pagina. E tutto sommato la sua foto con mantello verde e corona non sfigurerebbe sulla parete di casa mia accanto a quella di Sid Vicious che si tira un cannone. Sarebbe un bel contrappunto...
Arriva il mio panino con prosciutto cotto, salsa rosa e formaggio. Ottimo.
Piglio il caffé e pago.
Panino, coca e caffè fanno quattro euro e 50. È il bar più economico che conosca, per questo ci vado. Infelici coloro che frequentano il Chef Express.
Infelice anch'io quando mi accorgo che il treno delle 12.59 per Milano Centrale è in ritardo di 20 minuti. Vado in sala d'aspetto e mi accorgo con disappunto che qui non c'è lo schermo con gli orari dei treni ma uno schermo che manda ininterrottamente pubblicità moleste, gli stessi tre spot ripetuti all'infinito e qualcuno si rimbambisce con lo sguardo attaccato al monitor commerciale rischiando di perdere molto di più che il treno per Milano. Comincio a sentirmi nervoso. L'umidità dei miei jeans comincia a darmi fastidio.
Sono costretto a uscire dalla sala d'aspetto perché non solo non c'è lo schermo degli orari ma non si sentono nemmeno gli annunci, solo il martellare degli spot, sempre gli stessi, gli stessi sempre sempre solo gli spot, sempre sempre.
E fuori piove.
Il tabellone dice che il treno per Milano Centrale è ora in ritardo di 25 minuti.
Sono le 13.10
Ci sarebbe un treno per Milano Porta Garibaldi alle 13.09, ma dov'è? Io non lo vedo.
Prima del treno per Centrale delle 12.59, prima di quello per Porta Garibaldi delle 13.09, arriva il treno delle 13.15 che però viaggia in senso opposto.
Sono sulla banchina e sto scambiando due parole con una tipa che avrà la mia età ed ha una bimba di sette anni. Ci stiamo raccontando quel che ci viene in mente ché saranno tre o quattro anni che non la vedo. Mi guardo intorno e non vedo nessuno dei treni che dovrei prendere per andare al call center. Vedo quello che non dovrei prendere, quello che mi riporterebbe a casa, e mi sembra di non poter fare a meno di salirci. Così posso chiacchierare ancora con la ragazza e con sua figlia.
Quando arrivo a Mandello vado al supermercato per prendermi un po' di birra. Ma il supermercato è chiuso e non posso fare a meno di pensare ma dove cazzo vivo non si riesce a prendere un treno e neanche a comprare una birra. Il discount per fortuna è aperto. Prendo una sottomarca ma è meglio che niente. Alla cassa incontro un ragazzo che mi saluta e mi chiede come va. Di sicuro siamo vecchi conoscenti ma la verità è che non mi ricordo manco come si chiama.
Esco. Piove.
Faccio fatica ad attraversare la Statale popolata da mostri di lamiera e pneumatici che ringhiano sulla strada fradici come squali come coccodrilli come robot anfibi.
Sono le due e sono di nuovo a casa. Frugo nella borsa ed esamino i film che ho preso in biblio. Quando avrò finito di scrivere questo post mi guarderò Alien.