venerdì 25 giugno 2010

COBRA terza puntata (di 6)
























Come ogni settimana, di venerdì, pubblico una puntata del racconto Cobra.
Illustrazione di Stefano Parola!
Buona lettura!


Capitolo III

Quando Charles Logan si era divincolato da Filtro ed era filato fuori dal Covo dell’organizzazione Aldo Paoli era rimasto immobile, Cobra aveva osservato attentamente e preso nota e Sheena, la figlia di Cobra, quella che se ne stava a gambe aperte sul tavolo di pietra, beh , lei era sotto l’effetto di alcune pozioni che suo padre le aveva somministrato. Filtro non sapeva come reagire; gli faceva male il braccio, aveva preso una gomitata nel costato ed era incerto tra due attitudini. Uno: sentirsi umiliato per non essere stato in grado di trattenere Logan, e dover quindi cercare le parole per chiedere scusa a Cobra, magari ostentando un atteggiamento di sottomissione. Due: biasimare Cobra per non essere stato ancora in grado di trovare qualcuno a cui importasse della loro causa. Così se ne stava piegato reggendosi il braccio e facendo smorfie simulando più dolore di quanto in realtà ne provasse. Fu Cobra a togliere tutti d’impiccio.
-Quell’uomo può esserci utile- disse –Sheena, ti va di sedurlo?-
Sheena se ne stava ancora a gambe aperte con rivoli di sangue mestruale che le colavano tra le cosce. Stava appoggiata sui palmi e teneva la schiena inarcata facendo ciondolare la testa e i lunghi capelli ricci all’indietro.
-Sìììììììì- disse infine sibilando –Mi piaaaaceee-
Cobra le porse due specie di mezzi gusci di cocco, pieni di un paio dei suoi intrugli. Sheena trangugiò tutto in un sorso. Poi le diede due buste d’erba. Lei le nascose nelle reggiseno e scese dal tavolo.
-Ciaooo- disse mentre se ne andava sculettando, già pregustando il compito che suo padre le aveva dato.
Era pomeriggio inoltrato, gli asfalti erano caldi, l’aria era afosa. Sheena portava un paio di scarpe col tacco bianche, aperte, coi lacci. Una gonna corta, una canottierina coi pizzi, un reggiseno troppo piccolo per le sue tette da quarta, e… niente mutande. Le droghe che suo padre le somministrava la facevano sentire leggera, facevano sembrare tutto più interessante, più divertente. Guardava i passanti e le sembravano tutti usciti da qualche opera d’arte, e se li sarebbe scopati tutti. Passò davanti a un manipolo di militari in pattuglia; la guardarono con fare tra il sorpreso e l’ammirato, uno di loro mosse anche un passo verso di lei, accennando ad un gesto di alt, ma s’arrestò. Passò davanti a un gruppo di cinque o sei uomini che venivano dispersi da due poliziotti accorsi di gran carriera apposta per loro, per pungolarli coi loro manganelli a scossa elettrica come fossero capi di bestiame, e come mucche mansuete questi se ne andarono in diverse direzioni, e le loro timide lamentele suonavano come i sommessi muggiti di un gruppetto di vacche dagli occhi vitrei che ciondolano le pesanti teste per la rassegnazione. I poliziotti risalirono in macchina in attesa che un’altra delle migliaia di migliaia di telecamere sparse per la città gli segnalasse un altro gruppo di poveracci da disperdere con le cattive.
Sheena dovette ricontrollare più volte il biglietto con l’indirizzo di Logan, ma infine riuscì a giungere al suo palazzo. Il portinaio la squadrò da capo a piedi, e s’affrettò a interrogarla.
-Come si chiama, signorina? E dove sta andando?-
Per fermarla le mise una mano sulla spalla. Bastò quel leggero contatto a scatenare gli effetti delle sostanze che Cobra le aveva fatto ingoiare. Istintivamente mise una mano sulla natica del portinaio e poi, suadente, la mosse fino ad avvicinarsi alla zona pubica. Il portinaio rimase di sasso, notò il rivolo di sangue che le scendeva lungo la pelle scura della gamba, ma non gli riuscì di dire altro.
-Charles Logan- gli sussurrò Sheena, allungando la lingua nel pronunciare la elle fino a sfiorargli l’orecchio, e intanto gli si fece contro, strusciandosi e cercando a tastoni la cerniera dei sui pantaloni. Il portinaio era sul punto di lasciarsi andare quando, d’improvviso, si ricordò della telecamera che vigilava la hall d’ingresso. La spinse via e le intimò di andarsene. Questo risvegliò il lato violento di Sheena, un altro degli istinti animali che le droghe di Cobra riuscivano a sublimare. Afferrò il portinaio per il colletto e sbattendolo contro la vetrata della portineria gli piantò addosso uno sguardo felino, avvicinò il suo volto ad un centimetro dal naso di lui e tornò a sibilare quel nome, ma con vena più aggressiva.
-Charles Logan- disse soffiando
-Sono qui- fece Logan materializzatosi sulla soglia della hall d’ingresso. Aveva riconosciuto subito Sheena ed il suo primo istinto era stato quello di mandarla via in malo modo. Ma vedendo il suo profondo ansimare, il profondo su e giù dei suoi grossi seni che accompagnava ogni suo respiro, cambiò idea. La prese per mano e, prima di sparire con lei dietro la porta dell’ascensore, lanciò un brutto sguardo al portinaio.
L’appartamento di Logan era piccolo e disordinato; non appena vi mise piede Sheena si sentì pervasa da un senso di disagio e sentì la necessità di conversare con calma. Per fortuna aveva con lei ciò di cui c’era bisogno. Si sedettero sul letto, misero nel vecchio lettore cd un album di musica reggae, ed arrotolarono una canna.
-Mio padre mi usa- disse Sheena dopo alcuni lunghi minuti di silenzio –e a me, finora, è sempre piaciuto farmi usare. Mi piacciono le droghe che mi dà. Vedi, lui è una specie di stregone. La mia famiglia discende dalla comunità caraibica che da un paio di generazioni si è impiantata in città: i miei nonni erano di Haiti e di Trinidad. In quei luoghi la gente si tramanda antichi riti, è normale che qui gente come mio padre dia fuori di matto. Lui è stato ripudiato dai suoi stessi consanguinei, accusato di essere sodomita e pederasta-
-Cazzo- fece Logan prendendo la canna dalla mano di Sheena –E ‘sta storia dell’organizzazione sovversiva?-
-Una sua follia-
-Ma non ha tutti i torti-
-Non li ha, ma è matto lo stesso-
-E tu? Te ne stavi a gambe aperte sul suo tavolo, a farti infilare una penna tra le cosce. Non venirmi a dire che questo è un comportamento normale…-
-Tu non hai mai provato le sue pozioni- disse Sheena –Ti assicuro che hanno l’effetto di far sembrare tutto assolutamente spassoso-
-Spassoso…-
-Sì, provare per credere-
-Quindi non credi nella lotta rivoluzionaria di tuo padre…-
-Ci credo, quando sono drogata-
-Cioè, non ci credi. Normalmente non ci credi-
-Il punto è che normalmente io sono drogata. Lo sono anche adesso-
Logan scosse la testa –E cosa volete da me?- chiese
-Collaborazione-
-Per cosa?-
-Questo devi chiederlo a mio padre-
Logan continuava a credere di aver a che fare con una squilibrata, una squilibrata che però gli andava a genio, forse per via di quel paio di tette…
Sheena si addormentò sul suo letto e Logan si riempì un bicchiere di whisky con due cubetti di ghiaccio che però gli diede subito un bruciore allo stomaco. Mente tentava di mandar giù il suo drink guardava fuori dalla finestra del suo angusto monolocale, guardava alla distesa di palazzi spettrali, sentiva il silenzio, e grosse gocce di sudore gli colavano lungo la fonte ed il collo. Tentava di dare un senso ai frammenti d’immagini e parole che popolavano il suo scrap book, il suo album dei ritagli mentale di quegli ultimi giorni. Ebbe un certo sentore di essere prossimo ad un epilogo.

continua venerdì prossimo.....

martedì 22 giugno 2010

IRON MAIDEN (la squadra di calcio)

Sabato 13 giugno 2010 ha fatto il suo esordio su uno dei campi da calcio più battuti del lecchese una nuova e promettente squadra, gli Iron Maiden. Ispirati ai principi del rock più duro i membri di questa irruente formazione si sono presentati sul campo di gioco muniti di vino rosso ed indossando le magliette della band metal che dà il nome alla loro squadra: gli Iron Maiden sono stati per una (e forse due) generazioni di rockers una vera icona, il design delle copertine dei loro dischi è inconfondibile, e le loro canzoni hanno sfondato le casse di innumerevoli impiati stereo. Chi vi scrive, Guido Micheli detto FURY è l'ideatore, il capitano e l'allenatore in campo di questa squadra, e parlerà di sé in terza persona, giusto per darsi un tono... Dunque gli Iron Maiden (la squadra) hanno due maglie: la prima, artigianale, è bianca con la scritta "Iron Maiden" in rosso, realizzata con una mascherina che riproduce i caratteri tipici della band heavy metal. La seconda è la tipica maglia nera degli Iron, con l'immagini di copertina di un album stampata in grande. Ogni giocatore, indossando la prima maglia, porta sulla schiena un numero tratto da una canzone della band: 666 the number of the beast, 2 minutes to midnight, 7th son of a 7th son eccetera. Le seconde maglie invece riportano le copertine dei divesri album.
La prima apparizione della squadra è avvenuta, come detto, il 13 giugno, nel torneo "Combatti il Razzismo", organizzato dagli anarchici lecchesi. Gli Iron Maiden, purtroppo, sono arrivati ultimi nel loro girone. Hanno subito la prima sconfitta per 1-0 contro i "Gaetano Bresci", una squadra di Monza, e hanno poi persi 2-1 (ai supplementari) contro i lecchesi della Sottons Crew. In questa seconda partita gli Iron hanno segnato il loro primo gol ufficiale: a buttare la palla in rete è stato Fury, il capitano, col numero 22 acacia avenue sulla maglietta. Per evitare l'strema umiliazione gli Iron Maiden si sono giocati tutto contro l'ultima classificata dell'altro girone: Crema. Questa volta arriva una vittoria (la prima) per 1-0. Il gol è ancora di Fury. La squadra più metallara del torneo si classifica così nona su dieci. Per la cronaca: il torneo è stato infine vinto dagli Scappati di Casa, formazione interamente composta da giocatori albanesi che hanno sconfitto in finale la squadra degli Anarchici.

A fine giugno 2010 gli Iron Maiden ci riprovano al torneo del Cag (centro di aggregazione giovanile) di lecco. La prima partita si svolge all'oratorio di San Giovanni contro i Crossing, una formazione di ragazzi africani. I crossing mettono subito in difficoltà gli Iron Maiden segnando il gol del vantaggio. Fury pareggia con un fortissimo tiro dalla distanza, ma i crossing passano in fretta al contrattacco e si portano sul 2-1. Federico riesce a pareggiare ma alla fine gli africani chiudono il primo tempo in vantaggio per 3-1. Nel secondo tempo gli Iron Maiden si sbilanciano in cerca del pareggio e subuiscono il gol del 4.1. Un altro gol di Fury, servito davanti alla porta da Federico su calcio d'angolo, riaccende le speranze, ma poi il Crossing dilaga. La partita finisce 7-3.
Gli Iron Maiden riescono comunque a guadagnarsi il secondo posto nel loro girone, perché vincono una partita a tavolino dato che i loro successivi avversari, i Black Stars, non si presentano sul campo.
Giovano coisì la finale per il o quarto posto. Real Pamachiù-Iron Maiden. La partita è da dimenticare. Gli Iron Maiden perdono 10-0 (qualcuno sostiene 9-0), e si classificano così quarti su sei squadre.

Ultimamente gli Iron Maiden si sono allenati sconfiggendo la squadra degli Hola Guapa in varie amichevoli.
Riusciranno in futuro gli Iron Maiden a partecipare a qualche altro torneo?
Noi siamo qui, pronti a raccogliere sfide!
Il prossimo torneo del Cag di Lecco rischia di non potersi svolgere per mancanza di squadre iscritte. Se vi interessa scrivere a: cag@parchetto.net
In questa foto la formazione degli Iron Maiden fotografati prima di subire la loro più schiacciante sconfitta, il 5 luglio 2010.
In piedi da sinistra: Piè, Corio, Saul, Smilzo, Federico.
Accosciati da sinistra: Fury, Ago.

sabato 19 giugno 2010

Mostra sull'editoria indipendente e illustrazione

Mi è satata segnalata questa iniziativa che mi sembra molto interessante. La "posto" sul mio blog così non solo la tengo in mente anche io, ma contribuisco a dare spazio ai movimenti culturali alternativi che lottano per farsi strada nel nostro Paese. Credo infatti nell'importanza di solidarizzare con altri artisti o aspiranti tali che come me cercano un minimo di soddisfazione in quello che fanno, si tratti di musica, pittura, scultura, cinema o poesia...

G.M.d.Fury

Spazio Gerra - Mostra sull'editoria indipendente e illustrazione


YOUTHLESS FANZINE e ASSESSORATO ALLA CULTURA DI REGGIO EMILIA presentano:

FAN! FUN!
Tra fanzine ed editoria indipendente

25 Giugno - 11 Luglio
Spazio
Gerra

In un periodo storico dove l’informazione è sempre più a portata di click,
visibile a tutti e in qualsiasi istante, la carta rivendica il suo spazio e
l’importanza ottenuta nel corso dei secoli, sia come oggetto fisico, sia come
prova tangibile dell’esistenza della parola scritta.
La riscoperta della lettura attraverso il tatto e l’olfatto.

Nella mostra “FAN! FUN! – Tra fanzine ed editoria indipendente” Youthless
Fanzine, free press di musica e arte attiva dal 2006, in collaborazione con
l’Assessorato alla Cultura di Reggio Emilia, aprirà un piccolo squarcio su un
mondo tanto vasto quanto in disuso, ma attivo più che mai, come quello
dell’editoria indipendente e della libertà di stampa.
L’esposizione comprenderà cenni storici sulla nascita delle prime Free Press,
meglio conosciute come fanzine (fusione di fan e magazine), materiale
espositivo di varia natura
(dall’illustrazione alla parola stampata), il tutto
corredato da concerti, dj set, proiezioni di film, live painting e dibattiti
nelle giornate inaugurali di Venerdì 25 e Sabato 26 Giugno.

Youthless Fanzine esporrà alcune uscite della propria testata, dando largo
spazio a giovani artisti (Alessandro Baronciani, Ester Grossi, Pier
Lanzillotta, Luca Lumaca, Alessandro Vitti) che si muovono tra illustrazione,
grafica e pittura e che hanno realizzato la prima pagina di copertina.
Inaugurazione venerdì 25 giugno alle ore 21.00 con la performance live del duo
elettronico SCHONWALD, band capitanata da Alessandra Gismondi (Pitch e
Vessel).
Sabato 26, a partire dalle 18, l’artista Alessandro Baronciani dipingerà una
parete dello Spazio Gerra, a seguire dibattito sulla libertà di stampa e
l’editoria indipendente con Martina Testa (caporedattrice della casa editrice
Minimum Fax), Paolo Bardelli (giornalista e
membro di Kalporz Webzine). Alle
21.30 proiezione dei video realizzati da Luca Lumaca e del film documentario
“All tomorrow’s Parties”.
Un'occasione per visionare fanzine storiche come Bomp, Ugly Things, Sonic
Death, Maximum rock'n'roll, Flipside e molto altro ancora.

Inoltre verrà allestito uno spazio libero per chiunque sia interessato ad
esporre le proprie fotografie, dipinti, disegni, racconti…Il materiale potrà
essere attaccato direttamente ad una parete ad hoc e, alla conclusione della
mostra, si realizzerà una speciale fanzine che raccoglierà tutto il materiale
pervenuto.

Forza! Vi aspettiamo!

Per ulteriori informazioni e per conoscere il programma completo visitate:

www.youthlessfanzine.com
www.myspace.com/youthlessfanzine


L'indirizzo dello Spazio Gerra è:

Spazio Gerra
Fotografia e immagine contemporanea
piazza XXV Aprile 2 – Reggio Emilia
tel. 0522 456786
spaziogerra@municipio.re.it

In pratica è in pieno centro a Reggio Emilia, esattamente dietro il Teatro
Ariosto, non il Valli.

venerdì 18 giugno 2010

COBRA seconda puntata (di 6)


Come promesso ecco che puntualmente inserisco la seconda puntata illustrata del mio racconto COBRA ! Ricordo che le puntate in tutto sono sei e che ne pubblico una sul blog ogni venerdì (o giovedì o sabato a seconda di impegni/disguidi/distrazioni). L'illustratore della settimana è il bravissimo Stefano Parola. Potete contattarlo al seguente indirizzo e-mail: stword@virgilio.it

Capitolo II

La base dell’organizzazione non poteva essere altro che uno sporco scantinato ammuffito; Charles Logan ebbe subito l’impressione di essersi messo in combutta con degli uomini appartenenti a un gradino inferiore della scala evolutiva. Dovete sapere che Logan era piuttosto, come dire, pieno di sé. Si credeva un duro, una specie di detective privato di quei vecchi film che tanto lo affascinavano. Portava un lungo impermeabile beige, come se il caldo non lo toccasse, un cappello dello stesso colore e scarpe di pelle nera. Aldo si era subito lasciato intimorire dalla personalità di Logan ma Filtro non era il tipo da farsi mettere i piedi in testa. Se ne stava seduto dietro una scrivania che era stata la cattedra di una classe delle scuole elementari del quartiere, fumava l’immancabile sigaretta dalla quale derivava il suo nome; intorno a lui vecchi mobili di metallo arrugginiti e cumuli di cianfrusaglie.
-Siediti- disse a Logan accennando alla sedia posta di fronte a lui. La sedia era a misura di bambino ma Logan era molto alto e il suo busto si ergeva al di sopra del bordo della scrivania.
-L’edificio soprastante era una scuola elementare, quasi tutto quello che abbiamo proviene da lì-
-Lo vedo- fece Logan contrariato, guardando in basso alla sedia che gli era toccata e cercando di mettersi comodo.
-Anche i fogli che abbiamo usato per scriverti… ce ne sono un sacco abbandonati negli armadietti e nelle scrivanie della vecchia scuola. La carta è la nostra unica vera ricchezza-
Aldo se ne stava in piedi in disparte, osservando la scena.
-Voglio essere franco con te- disse Filtro sputando fumo -La nostra organizzazione è giovane, molto giovane, ma seria. Se sei qui è perché ti è arrivata la lettera e hai deciso di arrischiarti a venire, se ti è arrivata la lettera è perché, come ti abbiamo scritto, sei stato osservato e ritenuto idoneo… non contattiamo cani e porci noi…-
Logan emise una specie di grugnito
-Finora i membri dell’organizzazione sono tre: io, Aldo e Cobra. Tu saresti il quarto. L’associazione non ha nome, non serve, deve essere irriconoscibile, dobbiamo essere dei fantasmi negli ingranaggi del sistema. Cobra è il fondatore dell’organizzazione, è l’unico capo, tutti gli altri sono uguali. Non siamo nostalgici di vecchie ideologie politiche, siamo pressoché anarchici, siamo per l’uguaglianza e l’assenza di controllo, siamo contro le gerarchie. Se Cobra è il capo è perché ha degli indiscutibili… diciamo… poteri. Non è un vero capo in effetti, è più che altro un mentore.-
Filtro pronunciava certe parole con una certa enfasi, infervorandosi e aspirando il fumo più forte. Smise di parlare, osservò il mozzicone di sigaretta che aveva in mano e prese a schiacciarlo con violenza nel portacenere, rigirandolo e torcendolo.
-Vediamo ‘sto Cobra- fece allora Logan alzandosi.
-Già- disse Filtro -Andiamo a trovare Cobra-
Fece cenno ad Aldo di seguirli e scese lungo una scala che portava ad una parte ancora più bassa della cantina. Lì sotto il soffitto era basso e Logan doveva chinare leggermente la testa per starci tutto. La cosa che più lo sorprese, tuttavia, fu lo strano ambiente, la strana aria che si respirava laggiù. L’atmosfera era pregna d’umidità e di fumi d’incenso, il luogo era buio, illuminato solo da alcune candele. “Cazzo” pensò Logan “sono stato agganciato da tre aspiranti stregoni”.
Cobra era un negro dalla faccia avvizzita ma era impossibile definire se a devastare la pelle del suo volto fosse stata la vecchiaia, un’ustione, o una violenta forma acneica. Aveva una folta chioma stile afro e portava un paio d’occhiali scuri. Sedeva dietro un tavolo di pietra e sul tavolo vi era un una fanciulla, nera anch’essa, che aveva la gonna alzata e le gambe aperte, non portava mutande.
-Non guardarla troppo- sussurrò Filtro all’orecchio di Logan –Quella è sua figlia-
Logan inarcò le sopracciglia e mosse due o tre volte il labbro superiore con dei rapidi guizzi di nervosismo. Cobra parlò:
-Hai accettato di arrivare fin qua, nella tana del Cobra. Significa che da ora in poi dovrai essere fedele al Cobra, o il Cobra ti darà la caccia. Il Cobra è svelto e velenoso, ricordalo, il Cobra non lascia scampo. Ora tu firmerai un documento, che ti legherà per sempre a me; sarai servo del serpente, ma non sarai più schiavo della corruzione umana-
Cobra estrasse un foglio ingiallito ed una lunga penna d’uccello, insinuò la mano tra le cosce della fanciulla che stava sul tavolo ed estrasse la penna intinta di sangue mestruale. Poi la porse a Logan.
-Che schifo!- urlò Charles Logan arretrando d’un passo –Voi siete matti! Folli! Me ne vado da qui!-
Filtro l’afferrò dal dietro stringendogli il collo e puntandogli la punta di un coltello a pochi centimetri dall’occhio sinistro. Anche se era un ragazzo robusto Filtro era molto più basso di Logan ed afferrandolo in quel modo si era messo in una posizione scomoda. Logan lo colpì con una gomitata e nel frattempo gli torse il braccio. Fuggì su per la scala dalla quale era venuto, sotto lo sguardo spaventato di Aldo Paoli, e in meno di trenta secondi era già in strada. Pensava di essersi tolto dai guai, ma si sbagliava.
Tornò al suo appartamento e lì rimase, pensando a cosa lo avesse portato ad abbandonare l’aeroporto pochi minuti prima della partenza del volo, sgattaiolando fuori dalla zona d’imbarco come un fuggiasco, inventando una poco probabile scusa su un certo bagaglio dimenticato nell’area del check in con la guardia che lo aveva fermato. Riprese quel giornale di tre giorni prima, quello che stava leggendo prima che gli venisse in mente di aprire la lettera che quei matti perversi gli avevano inviato, cercando degli indizi negli avvenimenti di quel giorno, pensando che forse era qualcosa che aveva letto sul quotidiano a far scattare in lui la molla della dissidenza. Perché di quello si trattava: dissidenza. La lettera parlava chiaro; un gruppo clandestino animato da un imprecisato spirito rivoluzionario. Logan ne era stato attratto perché quelle parole lo avevano risvegliato da quel marciume interiore che lo aveva logorato negli ultimi anni. Il marciume. Aveva iniziato a sentirsi imputridire con la società che lo circondava, aveva iniziato a rendersi conto delle brutture del mondo, della politica, della sua nazione, e aveva iniziato a sentirsi trascinato in esse, con esse, da esse, in uno strano, putrido vortice fatto di azioni stantie, vuote, virtuali. Aveva avuto la coscienza di tenere una sorta di diario, uno scrap book, un quaderno di ritagli di giornali dove collezionava tutti gli articoli che gli facessero pensare al mondo in cambiamento, e quasi quotidianamente annotava sul suo quaderno, di fianco agli articoli, appunti della sua vita personale, appunti della sua esistenza in divenire. Era così che si era reso conto di come la sua nazione fosse precipitata in uno stato di dittatura, e la cosa gli era sembrata spaventosa e interessante. I leader avevano preso le distanze dai vecchi regimi, non avevano compiuto azioni eclatanti, colpi di stato o azioni di forza visibili. No, si erano invece insediati silenziosamente, subdoli, e gradualmente. Avevano cominciato con l’utilizzo dell’esercito per motivi di sicurezza, dopo aver inculcato nei cittadini l’ossessione dell’emergenza criminalità, e così di limitazione in limitazione, di controllo in controllo, si era arrivati al punto in cui ogni restrizione della libertà personale, anche la più pesante forma di coercizione fisica e intellettuale, erano tollerate. La testimonianza ultima stava nei più recenti articoli di giornale che aveva ritagliato: pian piano, mentre la carta diventava un bene sempre più raro, i giornali “scomodi” sparivano e quelli che sopravvivevano si riempivano di inni alla nazione, prorompevano in lodi in favore di un benessere inesistente. Più che di giornalismo si trattava di propaganda. Logan era un uomo solo e consapevole. Si ricordò del perché stava partendo, tre giorni prima: voleva andare a Roma, la città eterna, e cercarsi un nuovo lavoro, cambiare aria. Si connesse alla rete e comprò un nuovo biglietto, il primo volo per la capitale, che partiva di lì a tre ore. Rifece in fretta la valigia che aveva solo parzialmente disfatto e uscì dall’appartamento. Arrivato al piano terra il portinaio lo chiamò per nome:
-Signor Logan!- disse.
Con lui c’erano due uomini robusti e ben vestiti. Logan fece il sordo e tirò dritto.
-Signor Logan!- fece il portinaio alzando la voce. I due uomini lo seguirono e lo fermarono con le cattive, afferrandolo per le braccia, facendogli cadere la valigia.
-Polizia- disse uno mostrandogli un distintivo
-Deve venire con noi- fece l’altro
Logan non oppose resistenza, era stanco. Lo caricarono su di un’automobile grigia, una BMW. “Ecco un’altra differenza” pensò “Il nuovo regime non bada all’autarchia”
Per le strade semideserte la potente automobile procedeva veloce, erano anni che Logan non saliva su una macchina, e sentì un certo mal d’auto.
Alla centrale gli chiesero perché tre giorni prima non aveva preso il volo che aveva prenotato, cosa c’era scritto sulla lettera che aveva letto all’aeroporto, con chi si era incontrato quel giorno. Logan fece il muto, e fu rilasciato dopo poche ore con un documento che gli impediva di lasciare la città per un mese.


lunedì 14 giugno 2010

SUONO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE


Riporto qui sotto il programma completo dell'iniziativa Ti voglio tanto Bere, in difesa dell'acqua pubblica.
Nell'ambito di questa iniziativa si svolgerà la manifestazione culturale Suono di una notte di mezza estate.



Tra un concerto e l'altro io eseguirò delle letture da racconti tratti dal mio libro Io ci fumo sopra.

Dieci giorni di festa in brianza per tutti!
Agape organizza la sua festa per finanziare i progetti di sviluppo in Africa e per ricordare che l'acqua è un bene comune!

Il primo weekend grande spazio all'arte emergente in Brianza con suoni che vanno dal rock al noise passando per metal e grunge, con Hangman, Eco98, Il Marchese, Doc Brown e tanti altri concerti alternati da letture musicate e dal disegno dal vivo aperto a tutti coloro che vogliono ribadire che la Brianza non è culturalmente piatta! Portate la mano e al resto ci pensiamo noi ;)
E per chi ha voglia di cibo sano, ecologico e a chilometro zero la domenica aperitivo grasso nonostante la crisi!!

Il martedì fatevi accompagnare a sentire le storie degli abitanti del cimitero di Spoon River dalla compagnia degli Scotchattori, vivete il capolavoro di Lee Master dalle "vive" voci dei suoi personaggi.

Mercoledì un incontro sulla realtà del disagio nella nostra società con Don Colmegna e Venerdì Emilia Leonelli col suo spettacolo "l'acqua non è mia" ci ricorderà di prestare attenzione ad un bene che diamo troppo spesso per scontato!
Dopo lo spettacolo la serata continuerà col punkrock dei dirty melody!

L'ultimo sabato sera sarà più classico con I senzapatria, storica coverband dei Nomadi!

Diffondete a chiunque sia interessato il programma!

Programma:
Venerdì 18 giugno

Serata musicale rock con:
-Asylum Crackers
-Hangman
-Excenzial Time.

Sabato 19 giugno

musica dalle 20.30 con:
-Dropshard (prog metal)
-Eco 98 (rock)
-Il Marchese (grunge)

In più letture musicate di racconti Pulp di GuidoMicheli e Jam Session grafica con libero spazio per chiunque voglia disegnare dal vivo!

Domenica 20 giugno

Dalle 18.30 aperitivo ecologico con ottimo cibo locale, a basso impatto ambientale e musica fino a notte con:
-Climber Jam
-Doc Brown
-SandFlower
-Mexican Chili Funeral party
-Fedor

In più letture di racconti e Jam Session grafica con Matteo Sessi e sempre spazio libero per chiunque abbia voglia di disegnare dal vivo!

Martedì 22 giugno:

dalle 21.00

Spoon river

Lavoro teatrale della compagnia degli Scotchattori basato sul capolavoro di Edgar Lee Master.

Mercoledì 23 giugno:

"La carezza del povero"

Incontro con don Virginio Colmegna, direttore della casa della carità di Milano.

Giovedì 24 giugno:

Presentazione dei risultati dell'Onlus degli ultimi anni e dei progetti per i futuri con proiezioni di filmati ed immagini.

E dalle 20.30 in poi musica anni '70 e '80 con Claudio e Raffaele!

Venerdì 25 giugno:

alle 20.30
musica punkrock con i Dirty Melody

ed alle 21.30

"l'acqua non è mia!"
Favola semi-seria per voce e musica di Emilia Leonelli con Cesare Comito!

Sabato 26 giugno:

Musica dei Nomadi con una delle loro coverband più famose e longeve

Dalle 20.30:
Senzapatria (Nomadi cover)

Sabato 27 giugno:

Serata conclusiva musicale con I Lollard ed il loro repertorio Rockabilly!

Per tutta la durata della festa sarà disponibile il servizio cucina/pizzeria dalle 19.30 ed il servizio bar con birre selezionate!

Tutte le stoviglie utilizzate sono biodegradabili, perche il divertimento abbia il minore impatto ambientale possibile!

c/o centro sportivo Besana Brianza (MB) in via Alcide de Gasperi.

giovedì 10 giugno 2010

COBRA prima puntata (di 6)


Ciao a tutti. Visto che domani non avrò tempo anticipo di un giorno la pubblicazione sul blog della prima puntata del mio racconto COBRA. L'illustrazione di questa prima puntata è stata realizzata da Gemma. Settimana prossima pubblicherò la seconda parte (indicativamente il venerdì). Spero vi piaccia!
Guido Micheli.

COBRA


Capitolo I

Era una strana giornata di luglio, un grigio mattino appiccicoso, e Charles Logan era seduto su di una panchina, nell’area d’ imbarco dell’Aeroporto 7 di Milano, in attesa di un volo che non avrebbe mai preso. Il giornale che si era permesso il lusso di comprare diceva che era il 26 luglio del 2078, che c’era stato un colpo di stato in Arabia Saudita, un altro in Cina, ed un terzo in Venezuela.
Ormai l’aereo era divenuto il mezzo di trasporto più utilizzato, le grandi compagnie di volo erano le uniche che riuscissero ad acquistare gli ultimi barili di petrolio estraibili, ed erano le uniche a potersi permettere fonti energetiche alternative valide. All’aeroporto c’era di tutto, gente di ogni etnia e religione, ricchi e poveri, in cravatta e camicia o straccioni, tutti diversi, ma tutti ugualmente scremati, passati ai raggi x e scrutati. Charles Logan si ricordò della lettera che aveva in tasca, piegò il giornale, estrasse la busta e la strappò.

Aldo Paoli si nascondeva dietro un’enorme fumante tazza di caffé lungo, davanti a lui tre monitor, intorno le strette pareti della sua angusta saletta di controllo; i suoi occhi, alienati e fissi, scrutavano ogni cosa. Fu incuriosito dallo sguardo inquieto di un uomo che, alla zona d’imbarco 299, leggeva una lettera gettando di tanto in tanto alcune occhiate furtive di qua o di là, a tradire qualche misterioso senso di colpa. Guardando meglio gli parve di aver già visto quel volto… che si trattasse di un ricercato? Istintivamente allungò la mano destra fin quasi a sfiorare il pulsante rosso che lo avrebbe messo in contatto con gli agenti di sicurezza, ma un pensiero lo arrestò. Allontanò la mano dal pulsante rosso ed impugnò il joystick per il controllo manuale della videocamera. Zoomò sul tabellone degli orari: mancavano quindici minuti alla partenza del volo della zona d’imbarco 299, il che gli dava un po’ di tempo per ulteriori accertamenti. Estrasse il libro delle foto segnaletiche, lo sfogliò velocemente, poi lo ributtò nel ripiano sotto i monitor. Riprese il joystick e provò a zoomare sulla lettera: riuscì a leggere solo poche parole, ma gli bastarono. Fu percorso da un brivido e si sentì sudare; doveva fare qualcosa per fermare quell’uomo, ma cosa? Non poteva certo chiamare le guardie di sicurezza, e non poteva neppure abbandonare il suo posto…

Era la prima volta che Aldo Paoli entrava nell’ufficio del direttore dell’aeroporto 7. Era esattamente quello che ci si poteva aspettare dall’ufficio di un direttore, solo un po’ più in piccolo. Quadri di dubbio gusto adornavano le pareti e uno strano odore aleggiava nel locale: odore di soldi? di ricchezza? di sigaro? Il direttore lo invitò a sedersi. Era un uomo corpulento, sulla sessantina, capelli grigi pettinati all’indietro, forse con un po’ di gel, indossava una giacca verde, una cravatta blu con dei piccoli rombi color porpora e una camicia bianca con sottili righe azzurre verticali.
Aldo era secco, aveva il naso lungo e quel giorno non aveva avuto il tempo di farsi la barba.
-Abbiamo riscontrato un accenno di comportamento anomalo da parte sua, signor Paoli-
-Cosa?-
-Lei è al corrente del fatto che ci sia una videocamera anche nella sua sala di controllo, come in tutte le altre sale di controllo, non è così?-
-Sì, certo signore-
-Per controllare chi controlla, mi capisce?-
-Perfettamente-
-Il concetto è semplice: se non si è sicuri del retto comportamento di chi dovrebbe vigilare e garantire la sicurezza di tutti, allora non c’è più nessun tipo di sicurezza, non è così?-
-Certo signore, il retto… la sicurezza-
-Ora, signor Paoli, noi sappiamo che oggi, alle 14.15, lei ha mosso la mano per chiamare gli uomini della sicurezza col pulsante rosso, ma si è fermato. Ha consultato l’album delle foto segnaletiche, ha zoomato su alcuni particolari e ha fatto tutto questo mostrando evidenti segni di agitazione, ho qui il referto psicologico. Mi può spiegare cos’è accaduto?-
-Credevo di aver riconosciuto un ricercato, signore. Signore, io ci tengo al mio lavoro-
Il direttore sospirò con aria stanca.
-La terremo d’occhio- disse sprofondando sulla poltrona -ora può tornare al lavoro-
-Il mio turno è finito, signore-
-Allora vada a casa, arrivederci-

Aldo Paoli uscì dall’aeroporto e si trovò di fronte il solito spettacolo: quello che era stato un parcheggio era ora una distesa di carcasse di automobili arrugginite, mezze smontate. Tra un’automobile e l’altra gruppi di persone si facevano largo a piedi trascinando valige, borse, fagotti, sacchetti di plastica e scatole di cartone. Aldo tolse la catena che assicurava la sua bici alla rastrelliera del parcheggio per dipendenti, salutò il guardiano e, montato in sella, si dileguò tra le macchine ferme e la gente che procedeva in senso opposto. Pedalò conducendo la bicicletta automaticamente, senza pensare alla strada ma ripassando a memoria i tratti somatici di
quell’ uomo, l’uomo che aveva visto all’aeroporto.

Si era consultato con Filtro, il secondo cervello dell’organizzazione, l’uomo del quale, per motivi di sicurezza, era meglio che nessuno conoscesse il vero nome. Filtro gli aveva detto che anche se la persona che aveva creduto di riconoscere all’aeroporto era partita, bisognava presentarsi all’appuntamento. “Non si sa mai” disse “magari ha deciso di tornare indietro, oppure hai riconosciuto la persona sbagliata…”
Così Aldo Paoli si recò all’ora stabilita nel luogo fissato per l’incontro. Come da abitudine cercò di essere sul posto con un paio di minuti di anticipo, si fermò davanti alla vecchia entrata del metro e si rollò una sigaretta. Mentre fumava il suo sguardo correva impaziente scrutando i volti e gli atteggiamenti dei passanti. Quello che era stato, fino ad una cinquantina d’anni prima, un incrocio trafficato, era ora attraversato solo da qualche automobile a elettricità solare, alcune biciclette, e pedoni. Una manciata di sbirri presidiavano il crocicchio, in posa come per una fotografia su un giornale sadomaso, col manganello in vista quasi fosse il loro maggior simbolo di virilità. A un semaforo in disuso era stata rimossa la parte superiore e qualcuno, al posto delle luci, aveva messo una grossa testa di plastica, una testa dal ghigno inquietante, col naso grosso e adunco, coi capelli lunghi ma radi… somigliava un po’ a quel vecchio regista, come si chiamava?
-Dario Argento?-
Aldo sobbalzò. Accanto a lui era apparso Logan, Charles Logan.
-Dovevo essere io ad avvicinarti, non era scritto così nella lettera?- fece Aldo stupito
-Sì ma ora che ti aspettavo si sarebbe fatta notte, e poi davi troppo nell’occhio. Molto bella la parola d’ordine, anche a me piace il cinema-
-Sì ehm… Filtro ha tutti i suoi film a casa-

domenica 6 giugno 2010

Le tre piume numero 7 !!


Ciao a tutti! È finalmente uscito il numero 7 de Le tre piume, fanzine letteraria gestita e ideata da me (Guido Micheli detto Fury) ma che esiste soprattutto grazie al lavoro di preziosi collaboratori quali Raid, il poeta Piè, e il disegnatore Stefano Parola. Qui a fianco potete vedere la copertina del nuovo numero, qui sotto vi incollo la pagina introduttiva... Su questo stesso blog, a partire da settimana prossima, tutti i venerdì (se midimentico il sabato o la domenica) uscirà una mini puntata illustrata del mio ultimo racconto: Cobra !! Buona lettura!

3 + 3 PIUME

L’idea di base de Le tre piume era questa: tre racconti di tre autori diversi in ogni numero. Non è mai stato proprio così, ma non importa. Questo però è forse il numero più simmetrico, più completo e più voluminoso della breve storia della nostra fanzine. Ci sono tre racconti di tre autori diversi, ma ci sono anche tre poesie di tre diversi poeti. Abbiamo due “debuttanti”: Max Condreas, autore e redattore della fanzine romana DE-COMPORRE, col quale sono orgoglioso di collaborare, e Marina Carbone della quale non so praticamente nulla, ma chi ci ha passato le sue poesie ci ha detto che vive anche lei a Roma.

Tre sono anche i “pennelli” che hanno collaborato a questo numero: Gemma, autrice del disegno di copertina che potremmo intitolare Fury sbuca dal cesso e dell’illustrazione a pagina 6; Serena Alietti, che ha illustrato il racconto di Raid e Stefano Parola che ha realizzato il disegno a pagina 9.

Aggiungo una nota riguardo alla periodicità della fanzine: Inizialmente doveva essere mensile (e per due mesi è stato così, per i numeri di gennaio e febbraio 2009), poi bimestrale. Ora potremmo dire che è bimestrale, ma ogni tanto si salta qualche mese. Questa è la seconda uscita del 2010, la prima è stata quella di febbraio/marzo. Per maggiori informazioni si veda il sito www.guidomicheli.altervista.org

A presto

Fury

INDICE

What a wonderful world pag.2

Raid reimmagina e rivisita uno dei momenti più significativi della storia del punk rock americano, la morte di Joey Ramone, cantante dei mitici Ramones, vista attraverso gli occhi e i sentimenti del loro manager e amico Daniel.

Joey Ramone (Jeffrey Ross Hyman) fu il primo dei famosi “fratellini” di New York a lasciare questo mondo, nel 2001. Nel 2002 sarà la volta di Dee Dee e nel 2004 scomparirà anche Johnny. Tra l’altro oggi, proprio oggi mentre scrivo questa introduzione, è il 19 maggio, giorno del compleanno di Joey. Una coincidenza….

La maggior parte di noi è troppo giovane per aver visto i Ramones in azione ma l’anima rock della nostra fanzine vuole lo stesso salutarli con affetto. Hey ho let’s go!

COBRA pag.5

La prima parte dell’ultimo racconto di Guido Micheli, una storia di deliri sociali e personali dal sapore ucronistico.

Censura pag.13

Linguaggio tagliente, vomito, siringhe infette… e un finale sorprendente. Un racconto che lascia il segno e riflette anche sul senso di essere scrittori, di essere letti, di essere…. censurati per sempre.

Di Max Condreas.

solo pornoGRAFIA pag.18

La rubrica poetica di Piè, il poeta per eccellenza della nostra fanzine.

FRAMMENTI pag.22

Poesie di Marina Carbone.

Per un amico pag.24

Una poesia di Corio.